Prime considerazioni sulla creatività
La Cibernetica è la Scienza che ha fatto comprendere al mondo che un idraulico e un cardiologo, in buona sostanza, fanno più o meno lo stesso mestiere.
Possiamo parlare di allegorie, di pensiero laterale, il Lateral Thinking, ma anche di canzonette: molte delle attività umane hanno strutture simili e molte delle nostre conoscenze sono il frutto di processi intellettuali allegorici più che derivati dalle esperienze collezionate individualmente o collettivamente. La conoscenza per allegoria, inaffidabile per sua stessa natura (ma cosa non lo è “in Natura”?), si può ragionevolmente considerare una delle maggiori fonti di sapere a cui l'essere umano si abbevera, spesso inconsciamente.
Ho scaricato, non so da dove, questo files che non riporta in chiaro alcuna indicazione di copyright anche se nelle proprietà del files è indicato il nome di Francesco Rossetti - Writher - quale utente dell'Open Office 2.4 che lo ha salvato e probabilmente elaborato. Comunque stiano le cose colgo l'occasione per ringraziare l'autore per aver pubblicato queste righe in internet che mi offrono l'occasione per far seguire qualche mia considerazione «cibernetica».
Da molti anni so di potermi imbattere qua e là, volente o nolente, nei principi della Cibernetica ma non avevo finora notato quanto tali principi fossero, per così dire, vicini anche al mondo della Musica a cui mi sono riaccostato recentemente in ragione di una sua relazione convenzionale con il "moto o movimento che dir si volglia" più che per una mia passione specifica per l'arte di fare ed ascoltare il rumore: rimango sempre della convinzione che 1(un) silenzio valga più di 999 parole.
Già la Musica mi aveva sorpreso per la quantità, perfino esagerata di concetti matematici che andava ad implicare, per la smisurata ampiezza che può acquisire come materia di studio e per la ricchezza intellettuale che porta con se ma non avevo ancora riposto la mia attenzione sul fatto che la realizzazione di una «banale» canzonetta fosse diventata oggi così simile alla realizzazione di un grattacelo, di una fabbrica di «cose serie" come sono le automobili o i prodotti alimentari :-).
Certo, dopo aver letto questo articolo, mi sono convinto che se decidessi di diventare oggi autore di canzoni per professione, prenderei a modello lo stereotipo del Project Manager anziché quello dell'Artista.
Le canzoni d’oggi – La filiera della canzonetta
1. L’Idea musicale
Nelle canzoni della musica leggera, l’idea musicale è la melodia principale della canzone stessa, da sola o insieme ad un ritornello.
Spesso questa idea musicale viene a qualche personaggio praticamente sconosciuto al grande pubblico e del quale, a volte, non si conosce neppure il nome.
2. Il maestro trascrittore
Spesso associamo ai nostri cantanti preferiti la figura del “mito” o del “genio”. Anche se non si vuole certo sminuire la figura dei nostri beniamini, è piuttosto frequente trovare nel mondo della canzonetta degli ideatori di canzoni che hanno una forte fantasia, ma non conoscono minimamente l’uso della teoria musicale e pertanto sono costretti a farsi trascrivere le loro invenzioni da un maestro trascrittore.
Questo personaggio conosce la scrittura musicale e così trascrive sulla carta l’idea musicale – generalmente la scrive perché sia eseguita al pianoforte – aggiungendo anche i primi accompagnamenti e conferisce una prima struttura all’intera canzone.
3. Il paroliere
È il personaggio che scrive il testo della canzone. A volte il testo nasce prima dell'idea musicale oppure, è il caso dei cantautori, testo e musica nascono e si sviluppano quasi di pari passo.
4. Il produttore o manager
È sicuramente il personaggio più importante della catena, in quanto si deve preoccupare del finanziamento per produrre il brano. Il produttore perciò deve essere certo che la canzone sarà venduta, pertanto farà delle indagini di mercato per conoscere i gusti del pubblico e le tendenze del momento al fine di verificare la sua vendibilità. Se la canzone da produrre sarà rispondente ai criteri del marketing o della politica verrà prodotta altrimenti – nella maggioranza dei casi – lo sarà molto difficilmente, oppure non verrà proprio mai prodotta. Belle canzoni rimangono talvolta per anni nei cassetti di qualcuno che non ha, o non ha voglia di “giocarci” sopra, dei quattrini o di promuovere l'argomento di cui si occupa il testo.
5. L’arrangiatore
Generalmente l’arrangiatore è il vero “architetto” della canzone. Esso, infatti, costruisce tutto il brano partendo dall’idea musicale che, fino a questo momento, non è altro che una bozza - formata dalla melodia principale e da qualche accordo scritto per l'esecuzione al pianoforte - fino alla struttura definitiva. Il suo lavoro è preziosissimo e si distingue in queste fasi:
a) Studia l’idea musicale ampliandola, arricchendola o scrive altre idee secondarie.
b) Scrive gli accompagnamenti e stabilisce quali saranno gli strumenti che dovranno suonare la composizione in tal modo ottenuta.
c) Prevede eventuali strumenti solisti, come la chitarra o uno strumento a tastiera.
d) Stabilisce l’aggiunta di un coretto, di un effetto musicale, ed altri ornamenti.
e) Concorda coi tecnici del suono gli effetti elettronici da inserire o studia degli originali effetti particolari.
f) Prende accordi col manager su quali artisti o cantanti potrebbero interpretare la canzone e a quali potrebbe essere proponibile.
g) Segue tutte le fasi della registrazione.
Per molti artisti, le abilità del loro arrangiatore sono insostituibili; è per questo motivo che molti cantanti orchestre o complessi e gruppi musicali in genere si spostano da una parte all’altra del mondo per registrare in quegli studi dove trovano gli arrangiatori in grado di esaltare al massimo le loro caratteristiche artistiche. Ad esempio basti pensare all’arrangiatore dei Beatles, George Martin. Senza di lui moltissime canzoni del gruppo non avrebbero mai ottenuto quel successo che hanno invece riscosso, diventando brani senza tempo. A tutti è nota la delusione provata nell’ascoltare un brano conosciuto come straordinario suonato con un arrangiamento infelice.
6. Il cantante o il complesso - l'orchestra - il gruppo musicale - il coro, (l'elemento esecutore)
Solo a questo punto si stabilisce quale è l’artista o il gruppo musicale più indicato per interpretare la canzone. Come è già stato detto, sono il manager e l’arrangiatore che operano questa scelta, che molte volte è determinata dalla ricerca de “il tipo di personaggio giusto” per quel determinato brano. E per tipo giusto si intende spesso colui che “cammina” nel modo giusto; “si veste” nel modo giusto; “si muove sul palco o sulla scena” nel modo giusto; perfino “risponde alle interviste” nel modo giusto oppure “usa il corpo” nel modo giusto. Sono tutte caratteristiche importanti, che però non hanno molto a che fare con le “qualità musicali” che dovrebbero essere ricercate in un cantante o in generale in un musicista. Ma questo sembra importare poco; infatti nel mondo dell’industria della canzone conta molto l’apparenza e ci sono dei tecnici così bravi che riuscirebbero a trasformare chiunque di noi, o quasi, in un pregiatissimo cantante. Questo fatto spiega anche come mai certi artisti, dopo aver raggiunto in fretta l’apice del successo, spariscono definitivamente da un giorno all’altro e non si vedono più. Quando il “tipo giusto” fa calare le vendite, al manager non conviene più mantenere vivo il suo successo; perciò smette la produzione cancellando molte volte il personaggio stesso e rimpiazzandolo come tipo psicosomatico da dare in pasto allo stesso target di ascoltatori.
7. I tecnici del suono
Questi personaggi hanno il compito di registrare l’intera canzone sul supporto “Master” dal quale si potranno successivamente stampare tutte le copie nei diversi formati: CD, musicassetta, DVD, pen-drive, disco in vinile, e servers vari per la distribuzione ondine. ecc.
La loro opera è fondamentale in quanto riescono a creare gli effetti sonori più idonei intorno a una voce o a uno strumento. Riescono perfino a cancellare gli errori dei musicisti o le stonature e le steccate dei cantanti, il più delle volte senza far ripetere l’esecuzione! Sono talmente bravi che la qualità della canzone registrata non è più raggiungibile in altri modi, come, per esempio, nelle esecuzioni dal vivo o nei concerti. È per questo motivo che molti artisti preferiscono esibirsi nelle trasmissioni TV o anche davanti al pubblico cantando in “playback”; facendo cioè finta di cantare e di suonare mentre viene mandata la canzone registrata! I tecnici registrano la canzone con una tecnica che si chiama “multi-pista”.
I diversi strumenti e le voci vengono registrati separatamente, ciascuna sulla propria “pista”. In questo modo è possibile ottenere un prodotto perfetto. Infatti, se per qualsiasi motivo si dovesse ripetere la registrazione della voce, basta portare indietro il registratore e far ripetere solamente a quella voce o a quel determinato strumento la registrazione di sua competenza, senza far ripetere a tutti gli altri la loro migliore performance. Chi suona o canta sente in cuffia quello che gli altri hanno già registrato e può sentire anche altre cose, come il battito del metronomo per tenere perfettamente il tempo, oppure delle note per prendere l’intonazione giusta; perfino delle indicazioni a voce che giungono dalla sala dei tecnici e dalla regia. Tutte queste informazioni aggiuntive vengono tolte successivamente. Finita la registrazione di tutte le piste della canzone si procede al mixaggio: in questa fase un tecnico al mixer audio livella tutte le sonorità e aggiunge tutti gli effetti voluti. Terminato il mixaggio si trasferisce il prodotto al supporto Master: da questo momento non è più possibile fare dei cambiamenti o quantomeno con alcune tecnologie è più complesso e con altre è meno complesso apportare i cambiamenti in ragione del tipo di assemblaggio, diverso, che sia fa dei costituenti del suono mixato. Attualmente ai grandi registratori multi-pista si stanno sostituendo sempre più i computer che con speciali programmi chiamati “sequenzer” svolgono le stesse funzioni, con costi inferiori e risultati altrettanto eccellenti e anche qualche vantaggio nella velocità e flessibilità nel mixaggio e nel eventuale remixaggio delle composizioni ultimate.
8. Il prodotto finito
A questo punto si è pronti per la stampa del CD o DVD. I supporti Master vengono portati in music farm dove si procede alla stampa della canzone su tutti i formati: Disco, Cassetta DVD CD ecc., creando le copie per la distribuzione. In queste fabbriche si procede infine all’assemblaggio del prodotto finito da porre in distribuzione (CD DVD ECC), aggiungendo la copertina e la confezione definitiva come si fa per gran parte dei prodotti alimentari o per i barattoli di vernice colorata. I supporti musicali vengono così imballati e trasportati nei magazzini delle grandi distribuzioni all’ingrosso da dove raggiungeranno i negozi di dischi o i supermercati, per essere acquistati e portati a casa. Il Ruolo dei Podcast si sta affermando sempre di più e l’impiego dei supporti con la funzione di trasferimento del prodotto musicale è sempre più sostituito dal trasferimento online.
Come riconoscere le varie parti di una canzone senza per il momento entrare troppo nel dettaglio.
Una composizione musicale come un componimento testuale non è obbligata a seguire uno schema determinato, tuttavia si notano in molte canzoni immancabili affinità strutturali spesso legate al momento storico in cui sono state composte. A grandi linee possiamo dire che:
Il motivo: è la melodia principale di una canzone. È il motivetto che ci viene di cantare o suonare di quel brano. In una canzone ce ne sono generalmente due: il motivo principale e il ritornello. Fra i due il ritornello è il motivo che si ripete spesso.
L’accompagnamento: serve a sostenere il motivo o i motivi della canzone. Si divide in accompagnamento ritmico, eseguito dalla batteria e dagli strumenti a percussione e accompagnamento armonico, fatto di accordi eseguiti dagli strumenti a tastiera o dalle chitarre. Il basso elettrico, uno strumento molto simile alla chitarra elettrica ma fornito di sole quattro corde, svolge un po’ tutte e due le funzioni.
Gli strumenti e gli effetti sonori: sono il mezzo pratico per realizzare l'accompagnamento.
Molte volte gli strumenti musicali suonano anche dei motivi, che sono chiamati “parti soliste” o più semplicemente “soli”. Gli strumenti più adatti alle parti soliste sono generalmente la chitarra, il pianoforte, alcune tastiera oppure strumenti a fiato, come il sax e la tromba ma meglio non porre limiti alla bizzaria e al genio.
La voce del cantante: Interpreta i motivi e il ritornello della canzone cantando sulle parole che sono state scritte.
Le parole: sono il testo della canzone non raramente in forma poetica
Non c'è dubbio che un modello organizzativo industriale, catena di montaggio o no, possa essere trasferito da un comparto merceologico ad un altro. Non mi sorprende che la sequenza di operazioni per ottenere un prodotto finito in ambito musicale possa essere così simile a quella impiegata per la realizzazione di prodotti di largo consumo in altri ambiti industriali. Non è quanto è stato descritto in merito al processo realizzativo della canzone che ha attratto la mia attenzione, bensì le implicazioni nei rapporti umani con l'elemento etico che esse comportano.
In particolare nel processo di creazione del valore così sinteticamente e lucidamente descritto in ambito musicale in questo articolo appare chiarissima la marginalità della personalità creativa in qualità di anello debole della forte e strutturata catena del valore.
La creatività è potenzialmente l'elemento scatenante di molti processi che conducono al profitto e alla produzione della ricchezza eppur-tuttavia l'apportatore di capitale creativo può essere facilmente escluso dalla spartizione del valore. Le immagini degli artisti Sfigati o Maledetti, spesso pittori e musicisti, sono degli stereotipi sociali noti a tutti – ed anche a me - ma analoghe figure sono silentemente presenti nell'ambito di molti settori merceologici tradizionalmente non così percepibilmente associati alla creatività come quelli della produzione industriale, delle comodity, del prodotto prezzo-al-kg, dei prodotti di prima necessità, della fatica e del sudore, in somma: quelli «concreti della vita quotidiana».
La tendenza ad associare il concetto di creatività ad alcuni prodotti di impatto estetico elevato, a quelli spesso definiti «marca-immagine», è assai diffusa ma di per sé non ha alcun fondamento nei fatti: prodotti di uso banale o i loro processi di produzione contengono spesso soluzioni incredibilmente ma altamente creative.
Molto spesso una innovazione industriale nasce come una canzonetta: a qualcuno, e anche in questo caso alla fine non si saprà mai bene chi fosse, viene un'idea geniale che di bocca in bocca, di ufficio tecnico in ufficio tecnico, arriva finalmente a chi ha i denti per morderla come la mela di Apple. Il contributo di valore di molti rimane spesso impagato e socialmente ignorato dal momento che non viene data visibilità su tale contributo che per altro è spesso consistente almeno sul piano dei costi di ricerca, sviluppo e prototipazione. Molte ricerche scientifiche su nuovi materiali e nuove tecnologie condotte da luminari della scienza e della tecnica o da aziende multinazionali leader nei loro settori merceologici sono nate informalmente in uffici periferici che hanno raccolto tramite funzionari commerciali sul campo delle richieste « inizialmente giudicate improbabili» da parte di clienti spesso do modesto interesse economico ma di grande creatività e poche risorse. Il mondo ufficiale ed accademico talvolta ha poi solo certificato e fornito credibilità ad un evento o ad una scoperta già live che attendevano solo di essere amplificati. Per non parlare delle acquisizioni delle aziende di imprenditori creativi dissanguate finanziariamente da una creatività imprenditoriale ossessiva (ossessiva non proprio oggettivamente o psicologicamente ma in rapporto alle risorse a loro disposizione per l'innovazione).
E' doveroso considerare che, come appare ben chiaro anche dal processo di produzione delle canzonette, il ruolo del creativo, per quanto degno di grande considerazione, è solo una parte dello scenario in cui si compie la realizzazione del prodotto e che non vanno ovviamente sottovalutati i ruoli degli altri attori del processo di produzione e distribuzione, ma ciò che vorrei far notare è che molto spesso per il creativo non si parla di ricompensa marginale o di scarso riconoscimento ma di esclusione totale dalla catena del valore non raramente con oscuramento sulla stessa paternità del valore in oggetto anche se la protezione dei diritti d’Autore ha fatto passi da gigante. Ricordiamo che contemporaneamente a questa ha fatto passi da gigante anche la professione di ghost writer.
In generale sempre più spesso viene ricompensato non chi sa, non chi sa-fare, ma chi «può» fare ciò che è funzionale all'accaparramento di mezzi finanziari, che non è nemmeno attività finanziaria, ma talvolta potere sociale di altra natura, e questa dimensione esistenziale è sempre più socialmente blindata da certificazioni e vincoli non sempre trasparenti che poco si addicono all'attività creativogenica.
Stiamo costruendo una società che ha necessità di appropriarsi parassitariamente della creatività individuale e che è sempre meno in grado di produrla collettivamente, come risultante di attività di gruppo e coesione sociale, o di costituire un ambiente favorevole alla sua produzione se non in determinati ambiti di distorsione del valore e della percezione frastornata della sia provenienza, nonché della sua illegittima attribuzione di paternità.
La competitività imprenditoriale si gioca sempre più spesso sul terreno politico piuttosto che sul mercato, la competitività scientifica si gioca sul terreno editoriale, e sempre più spesso il risultato nel campo di gara viene prodotto dall'arbitro. Gli arbitri aumentano e i giocatori diminuiscono e ... quelli buoni salpano per altri lidi. La Ricchezza non è più determinata da ciò che si possiede in ragione di ciò che si è saputo o potuto guadagnare e produrre ma dalla disponibilità di accesso al credito finanziario o da rendite di posizione sempre più regolamentate politicamente o dinasticamente.
Stiamo lavorando alla costruzione di un modello sociale che ha un costo troppo elevato in rapporto a ciò che offre in cambio; più funzionale alla creazione di una «percezione incrementale» di bisogni individuali piuttosto che alla creazione di soluzioni in grado di dar soddisfazione a quelli reali e già esistenti.
Creare bisogni per creare consumi anziché creare risorse per soddisfare i bisogni è a mio opinabile giudizio fare un cattivo uso della creatività. Creare individui scontenti per avere clienti attivi che consumano i consumi che sono l'unico obiettivo di produzione che sappiamo «porci» collettivamente è una mission sociale che non mi convince eccessivamente ... sul piano della creatività ovviamente.
La Creatività dei numeri primi ... narra dei i bilanci degli stati e degli enti pubblici ... Non mi soffermo oltre.
Creatività «deviata»
Probabilmente oggi non è più così vero che «dietro ad una grande ricchezza c'è un delitto dimenticato ... ma più credibilmente una tecnologia creativa che in futuro verrà dichiarata «cancerogena o aviaria o vaccamente pazza».
Da quando è stata scoperta e studiata la trappola cognitiva sembra che i miglior cervelli disponibili vengano orientati verso la realizzazione di strumenti di relazione e transazione sociale basati su tale principio e la musica non è rimasta estranea alla grande scoperta.
E' innegabile che la conoscenza umana abbia per sua costituzione delle falle non richiudibili. La trappola cognitiva sfrutta deliberatamente questa caratteristica della conoscenza umana per indurre all'autolesionismo il soggetto che si trova a prendere una determinata decisione.
La creatività in questo ambito professionale è molto apprezzata e ben remunerata certamente più che in ambito musicale ed artistico.
Vedremo più avanti come anche nel ballo da sala le trappole cognitive abbiano attecchito, questo è un post già abbastanza lungo, e ben fuori dai canoni economici del bloggerismo per Adsense a cui siamo abituati, che dovrò decidermi a pubblicare anche in formato .Pdf dopo aver aggiunto qualche altra nota musicale.
La Cibernetica è la Scienza che ha fatto comprendere al mondo che un idraulico e un cardiologo, in buona sostanza, fanno più o meno lo stesso mestiere.
Possiamo parlare di allegorie, di pensiero laterale, il Lateral Thinking, ma anche di canzonette: molte delle attività umane hanno strutture simili e molte delle nostre conoscenze sono il frutto di processi intellettuali allegorici più che derivati dalle esperienze collezionate individualmente o collettivamente. La conoscenza per allegoria, inaffidabile per sua stessa natura (ma cosa non lo è “in Natura”?), si può ragionevolmente considerare una delle maggiori fonti di sapere a cui l'essere umano si abbevera, spesso inconsciamente.
Ho scaricato, non so da dove, questo files che non riporta in chiaro alcuna indicazione di copyright anche se nelle proprietà del files è indicato il nome di Francesco Rossetti - Writher - quale utente dell'Open Office 2.4 che lo ha salvato e probabilmente elaborato. Comunque stiano le cose colgo l'occasione per ringraziare l'autore per aver pubblicato queste righe in internet che mi offrono l'occasione per far seguire qualche mia considerazione «cibernetica».
Da molti anni so di potermi imbattere qua e là, volente o nolente, nei principi della Cibernetica ma non avevo finora notato quanto tali principi fossero, per così dire, vicini anche al mondo della Musica a cui mi sono riaccostato recentemente in ragione di una sua relazione convenzionale con il "moto o movimento che dir si volglia" più che per una mia passione specifica per l'arte di fare ed ascoltare il rumore: rimango sempre della convinzione che 1(un) silenzio valga più di 999 parole.
Già la Musica mi aveva sorpreso per la quantità, perfino esagerata di concetti matematici che andava ad implicare, per la smisurata ampiezza che può acquisire come materia di studio e per la ricchezza intellettuale che porta con se ma non avevo ancora riposto la mia attenzione sul fatto che la realizzazione di una «banale» canzonetta fosse diventata oggi così simile alla realizzazione di un grattacelo, di una fabbrica di «cose serie" come sono le automobili o i prodotti alimentari :-).
Certo, dopo aver letto questo articolo, mi sono convinto che se decidessi di diventare oggi autore di canzoni per professione, prenderei a modello lo stereotipo del Project Manager anziché quello dell'Artista.
Le canzoni d’oggi – La filiera della canzonetta
1. L’Idea musicale
Nelle canzoni della musica leggera, l’idea musicale è la melodia principale della canzone stessa, da sola o insieme ad un ritornello.
Spesso questa idea musicale viene a qualche personaggio praticamente sconosciuto al grande pubblico e del quale, a volte, non si conosce neppure il nome.
2. Il maestro trascrittore
Spesso associamo ai nostri cantanti preferiti la figura del “mito” o del “genio”. Anche se non si vuole certo sminuire la figura dei nostri beniamini, è piuttosto frequente trovare nel mondo della canzonetta degli ideatori di canzoni che hanno una forte fantasia, ma non conoscono minimamente l’uso della teoria musicale e pertanto sono costretti a farsi trascrivere le loro invenzioni da un maestro trascrittore.
Questo personaggio conosce la scrittura musicale e così trascrive sulla carta l’idea musicale – generalmente la scrive perché sia eseguita al pianoforte – aggiungendo anche i primi accompagnamenti e conferisce una prima struttura all’intera canzone.
3. Il paroliere
È il personaggio che scrive il testo della canzone. A volte il testo nasce prima dell'idea musicale oppure, è il caso dei cantautori, testo e musica nascono e si sviluppano quasi di pari passo.
4. Il produttore o manager
È sicuramente il personaggio più importante della catena, in quanto si deve preoccupare del finanziamento per produrre il brano. Il produttore perciò deve essere certo che la canzone sarà venduta, pertanto farà delle indagini di mercato per conoscere i gusti del pubblico e le tendenze del momento al fine di verificare la sua vendibilità. Se la canzone da produrre sarà rispondente ai criteri del marketing o della politica verrà prodotta altrimenti – nella maggioranza dei casi – lo sarà molto difficilmente, oppure non verrà proprio mai prodotta. Belle canzoni rimangono talvolta per anni nei cassetti di qualcuno che non ha, o non ha voglia di “giocarci” sopra, dei quattrini o di promuovere l'argomento di cui si occupa il testo.
5. L’arrangiatore
Generalmente l’arrangiatore è il vero “architetto” della canzone. Esso, infatti, costruisce tutto il brano partendo dall’idea musicale che, fino a questo momento, non è altro che una bozza - formata dalla melodia principale e da qualche accordo scritto per l'esecuzione al pianoforte - fino alla struttura definitiva. Il suo lavoro è preziosissimo e si distingue in queste fasi:
a) Studia l’idea musicale ampliandola, arricchendola o scrive altre idee secondarie.
b) Scrive gli accompagnamenti e stabilisce quali saranno gli strumenti che dovranno suonare la composizione in tal modo ottenuta.
c) Prevede eventuali strumenti solisti, come la chitarra o uno strumento a tastiera.
d) Stabilisce l’aggiunta di un coretto, di un effetto musicale, ed altri ornamenti.
e) Concorda coi tecnici del suono gli effetti elettronici da inserire o studia degli originali effetti particolari.
f) Prende accordi col manager su quali artisti o cantanti potrebbero interpretare la canzone e a quali potrebbe essere proponibile.
g) Segue tutte le fasi della registrazione.
Per molti artisti, le abilità del loro arrangiatore sono insostituibili; è per questo motivo che molti cantanti orchestre o complessi e gruppi musicali in genere si spostano da una parte all’altra del mondo per registrare in quegli studi dove trovano gli arrangiatori in grado di esaltare al massimo le loro caratteristiche artistiche. Ad esempio basti pensare all’arrangiatore dei Beatles, George Martin. Senza di lui moltissime canzoni del gruppo non avrebbero mai ottenuto quel successo che hanno invece riscosso, diventando brani senza tempo. A tutti è nota la delusione provata nell’ascoltare un brano conosciuto come straordinario suonato con un arrangiamento infelice.
6. Il cantante o il complesso - l'orchestra - il gruppo musicale - il coro, (l'elemento esecutore)
Solo a questo punto si stabilisce quale è l’artista o il gruppo musicale più indicato per interpretare la canzone. Come è già stato detto, sono il manager e l’arrangiatore che operano questa scelta, che molte volte è determinata dalla ricerca de “il tipo di personaggio giusto” per quel determinato brano. E per tipo giusto si intende spesso colui che “cammina” nel modo giusto; “si veste” nel modo giusto; “si muove sul palco o sulla scena” nel modo giusto; perfino “risponde alle interviste” nel modo giusto oppure “usa il corpo” nel modo giusto. Sono tutte caratteristiche importanti, che però non hanno molto a che fare con le “qualità musicali” che dovrebbero essere ricercate in un cantante o in generale in un musicista. Ma questo sembra importare poco; infatti nel mondo dell’industria della canzone conta molto l’apparenza e ci sono dei tecnici così bravi che riuscirebbero a trasformare chiunque di noi, o quasi, in un pregiatissimo cantante. Questo fatto spiega anche come mai certi artisti, dopo aver raggiunto in fretta l’apice del successo, spariscono definitivamente da un giorno all’altro e non si vedono più. Quando il “tipo giusto” fa calare le vendite, al manager non conviene più mantenere vivo il suo successo; perciò smette la produzione cancellando molte volte il personaggio stesso e rimpiazzandolo come tipo psicosomatico da dare in pasto allo stesso target di ascoltatori.
7. I tecnici del suono
Questi personaggi hanno il compito di registrare l’intera canzone sul supporto “Master” dal quale si potranno successivamente stampare tutte le copie nei diversi formati: CD, musicassetta, DVD, pen-drive, disco in vinile, e servers vari per la distribuzione ondine. ecc.
La loro opera è fondamentale in quanto riescono a creare gli effetti sonori più idonei intorno a una voce o a uno strumento. Riescono perfino a cancellare gli errori dei musicisti o le stonature e le steccate dei cantanti, il più delle volte senza far ripetere l’esecuzione! Sono talmente bravi che la qualità della canzone registrata non è più raggiungibile in altri modi, come, per esempio, nelle esecuzioni dal vivo o nei concerti. È per questo motivo che molti artisti preferiscono esibirsi nelle trasmissioni TV o anche davanti al pubblico cantando in “playback”; facendo cioè finta di cantare e di suonare mentre viene mandata la canzone registrata! I tecnici registrano la canzone con una tecnica che si chiama “multi-pista”.
I diversi strumenti e le voci vengono registrati separatamente, ciascuna sulla propria “pista”. In questo modo è possibile ottenere un prodotto perfetto. Infatti, se per qualsiasi motivo si dovesse ripetere la registrazione della voce, basta portare indietro il registratore e far ripetere solamente a quella voce o a quel determinato strumento la registrazione di sua competenza, senza far ripetere a tutti gli altri la loro migliore performance. Chi suona o canta sente in cuffia quello che gli altri hanno già registrato e può sentire anche altre cose, come il battito del metronomo per tenere perfettamente il tempo, oppure delle note per prendere l’intonazione giusta; perfino delle indicazioni a voce che giungono dalla sala dei tecnici e dalla regia. Tutte queste informazioni aggiuntive vengono tolte successivamente. Finita la registrazione di tutte le piste della canzone si procede al mixaggio: in questa fase un tecnico al mixer audio livella tutte le sonorità e aggiunge tutti gli effetti voluti. Terminato il mixaggio si trasferisce il prodotto al supporto Master: da questo momento non è più possibile fare dei cambiamenti o quantomeno con alcune tecnologie è più complesso e con altre è meno complesso apportare i cambiamenti in ragione del tipo di assemblaggio, diverso, che sia fa dei costituenti del suono mixato. Attualmente ai grandi registratori multi-pista si stanno sostituendo sempre più i computer che con speciali programmi chiamati “sequenzer” svolgono le stesse funzioni, con costi inferiori e risultati altrettanto eccellenti e anche qualche vantaggio nella velocità e flessibilità nel mixaggio e nel eventuale remixaggio delle composizioni ultimate.
8. Il prodotto finito
A questo punto si è pronti per la stampa del CD o DVD. I supporti Master vengono portati in music farm dove si procede alla stampa della canzone su tutti i formati: Disco, Cassetta DVD CD ecc., creando le copie per la distribuzione. In queste fabbriche si procede infine all’assemblaggio del prodotto finito da porre in distribuzione (CD DVD ECC), aggiungendo la copertina e la confezione definitiva come si fa per gran parte dei prodotti alimentari o per i barattoli di vernice colorata. I supporti musicali vengono così imballati e trasportati nei magazzini delle grandi distribuzioni all’ingrosso da dove raggiungeranno i negozi di dischi o i supermercati, per essere acquistati e portati a casa. Il Ruolo dei Podcast si sta affermando sempre di più e l’impiego dei supporti con la funzione di trasferimento del prodotto musicale è sempre più sostituito dal trasferimento online.
Come riconoscere le varie parti di una canzone senza per il momento entrare troppo nel dettaglio.
Una composizione musicale come un componimento testuale non è obbligata a seguire uno schema determinato, tuttavia si notano in molte canzoni immancabili affinità strutturali spesso legate al momento storico in cui sono state composte. A grandi linee possiamo dire che:
Il motivo: è la melodia principale di una canzone. È il motivetto che ci viene di cantare o suonare di quel brano. In una canzone ce ne sono generalmente due: il motivo principale e il ritornello. Fra i due il ritornello è il motivo che si ripete spesso.
L’accompagnamento: serve a sostenere il motivo o i motivi della canzone. Si divide in accompagnamento ritmico, eseguito dalla batteria e dagli strumenti a percussione e accompagnamento armonico, fatto di accordi eseguiti dagli strumenti a tastiera o dalle chitarre. Il basso elettrico, uno strumento molto simile alla chitarra elettrica ma fornito di sole quattro corde, svolge un po’ tutte e due le funzioni.
Gli strumenti e gli effetti sonori: sono il mezzo pratico per realizzare l'accompagnamento.
Molte volte gli strumenti musicali suonano anche dei motivi, che sono chiamati “parti soliste” o più semplicemente “soli”. Gli strumenti più adatti alle parti soliste sono generalmente la chitarra, il pianoforte, alcune tastiera oppure strumenti a fiato, come il sax e la tromba ma meglio non porre limiti alla bizzaria e al genio.
La voce del cantante: Interpreta i motivi e il ritornello della canzone cantando sulle parole che sono state scritte.
Le parole: sono il testo della canzone non raramente in forma poetica
Non c'è dubbio che un modello organizzativo industriale, catena di montaggio o no, possa essere trasferito da un comparto merceologico ad un altro. Non mi sorprende che la sequenza di operazioni per ottenere un prodotto finito in ambito musicale possa essere così simile a quella impiegata per la realizzazione di prodotti di largo consumo in altri ambiti industriali. Non è quanto è stato descritto in merito al processo realizzativo della canzone che ha attratto la mia attenzione, bensì le implicazioni nei rapporti umani con l'elemento etico che esse comportano.
In particolare nel processo di creazione del valore così sinteticamente e lucidamente descritto in ambito musicale in questo articolo appare chiarissima la marginalità della personalità creativa in qualità di anello debole della forte e strutturata catena del valore.
La creatività è potenzialmente l'elemento scatenante di molti processi che conducono al profitto e alla produzione della ricchezza eppur-tuttavia l'apportatore di capitale creativo può essere facilmente escluso dalla spartizione del valore. Le immagini degli artisti Sfigati o Maledetti, spesso pittori e musicisti, sono degli stereotipi sociali noti a tutti – ed anche a me - ma analoghe figure sono silentemente presenti nell'ambito di molti settori merceologici tradizionalmente non così percepibilmente associati alla creatività come quelli della produzione industriale, delle comodity, del prodotto prezzo-al-kg, dei prodotti di prima necessità, della fatica e del sudore, in somma: quelli «concreti della vita quotidiana».
La tendenza ad associare il concetto di creatività ad alcuni prodotti di impatto estetico elevato, a quelli spesso definiti «marca-immagine», è assai diffusa ma di per sé non ha alcun fondamento nei fatti: prodotti di uso banale o i loro processi di produzione contengono spesso soluzioni incredibilmente ma altamente creative.
Molto spesso una innovazione industriale nasce come una canzonetta: a qualcuno, e anche in questo caso alla fine non si saprà mai bene chi fosse, viene un'idea geniale che di bocca in bocca, di ufficio tecnico in ufficio tecnico, arriva finalmente a chi ha i denti per morderla come la mela di Apple. Il contributo di valore di molti rimane spesso impagato e socialmente ignorato dal momento che non viene data visibilità su tale contributo che per altro è spesso consistente almeno sul piano dei costi di ricerca, sviluppo e prototipazione. Molte ricerche scientifiche su nuovi materiali e nuove tecnologie condotte da luminari della scienza e della tecnica o da aziende multinazionali leader nei loro settori merceologici sono nate informalmente in uffici periferici che hanno raccolto tramite funzionari commerciali sul campo delle richieste « inizialmente giudicate improbabili» da parte di clienti spesso do modesto interesse economico ma di grande creatività e poche risorse. Il mondo ufficiale ed accademico talvolta ha poi solo certificato e fornito credibilità ad un evento o ad una scoperta già live che attendevano solo di essere amplificati. Per non parlare delle acquisizioni delle aziende di imprenditori creativi dissanguate finanziariamente da una creatività imprenditoriale ossessiva (ossessiva non proprio oggettivamente o psicologicamente ma in rapporto alle risorse a loro disposizione per l'innovazione).
E' doveroso considerare che, come appare ben chiaro anche dal processo di produzione delle canzonette, il ruolo del creativo, per quanto degno di grande considerazione, è solo una parte dello scenario in cui si compie la realizzazione del prodotto e che non vanno ovviamente sottovalutati i ruoli degli altri attori del processo di produzione e distribuzione, ma ciò che vorrei far notare è che molto spesso per il creativo non si parla di ricompensa marginale o di scarso riconoscimento ma di esclusione totale dalla catena del valore non raramente con oscuramento sulla stessa paternità del valore in oggetto anche se la protezione dei diritti d’Autore ha fatto passi da gigante. Ricordiamo che contemporaneamente a questa ha fatto passi da gigante anche la professione di ghost writer.
In generale sempre più spesso viene ricompensato non chi sa, non chi sa-fare, ma chi «può» fare ciò che è funzionale all'accaparramento di mezzi finanziari, che non è nemmeno attività finanziaria, ma talvolta potere sociale di altra natura, e questa dimensione esistenziale è sempre più socialmente blindata da certificazioni e vincoli non sempre trasparenti che poco si addicono all'attività creativogenica.
Stiamo costruendo una società che ha necessità di appropriarsi parassitariamente della creatività individuale e che è sempre meno in grado di produrla collettivamente, come risultante di attività di gruppo e coesione sociale, o di costituire un ambiente favorevole alla sua produzione se non in determinati ambiti di distorsione del valore e della percezione frastornata della sia provenienza, nonché della sua illegittima attribuzione di paternità.
La competitività imprenditoriale si gioca sempre più spesso sul terreno politico piuttosto che sul mercato, la competitività scientifica si gioca sul terreno editoriale, e sempre più spesso il risultato nel campo di gara viene prodotto dall'arbitro. Gli arbitri aumentano e i giocatori diminuiscono e ... quelli buoni salpano per altri lidi. La Ricchezza non è più determinata da ciò che si possiede in ragione di ciò che si è saputo o potuto guadagnare e produrre ma dalla disponibilità di accesso al credito finanziario o da rendite di posizione sempre più regolamentate politicamente o dinasticamente.
Stiamo lavorando alla costruzione di un modello sociale che ha un costo troppo elevato in rapporto a ciò che offre in cambio; più funzionale alla creazione di una «percezione incrementale» di bisogni individuali piuttosto che alla creazione di soluzioni in grado di dar soddisfazione a quelli reali e già esistenti.
Creare bisogni per creare consumi anziché creare risorse per soddisfare i bisogni è a mio opinabile giudizio fare un cattivo uso della creatività. Creare individui scontenti per avere clienti attivi che consumano i consumi che sono l'unico obiettivo di produzione che sappiamo «porci» collettivamente è una mission sociale che non mi convince eccessivamente ... sul piano della creatività ovviamente.
La Creatività dei numeri primi ... narra dei i bilanci degli stati e degli enti pubblici ... Non mi soffermo oltre.
Creatività «deviata»
Probabilmente oggi non è più così vero che «dietro ad una grande ricchezza c'è un delitto dimenticato ... ma più credibilmente una tecnologia creativa che in futuro verrà dichiarata «cancerogena o aviaria o vaccamente pazza».
Da quando è stata scoperta e studiata la trappola cognitiva sembra che i miglior cervelli disponibili vengano orientati verso la realizzazione di strumenti di relazione e transazione sociale basati su tale principio e la musica non è rimasta estranea alla grande scoperta.
E' innegabile che la conoscenza umana abbia per sua costituzione delle falle non richiudibili. La trappola cognitiva sfrutta deliberatamente questa caratteristica della conoscenza umana per indurre all'autolesionismo il soggetto che si trova a prendere una determinata decisione.
La creatività in questo ambito professionale è molto apprezzata e ben remunerata certamente più che in ambito musicale ed artistico.
Vedremo più avanti come anche nel ballo da sala le trappole cognitive abbiano attecchito, questo è un post già abbastanza lungo, e ben fuori dai canoni economici del bloggerismo per Adsense a cui siamo abituati, che dovrò decidermi a pubblicare anche in formato .Pdf dopo aver aggiunto qualche altra nota musicale.